Rientro a Kathmandu

17-18-19 Agosto 2011.
... e qui inizia l'avventura, noi credevamo che il trekking in Mustang fosse stato avventuroso e invece non sapevamo cosa ci attendeva. Ci svegliamo la mattina presto, finiamo di preparare i bagagli, siamo pronti per andare all'aeroporto con molti dubbi sulle condizioni metereologiche e quindi ci avviamo sperando che il volo ci sia. Le premesse sono buone, il cielo è sereno e possiamo ammirare il Nilgiri sopra di noi


Ci accomodiamo con gli altri nella sala di aspetto dell'aeroporto, all'aperto. I telefonini delle guide iniziano a squillare e noi scopriamo che a Pokhara piove e ci sono nuvole basse e quindi, per ora non si parte. Le notizie si susseguono, ma non sono buone e le nostre speranze si affievoliscono, ci ritornano in mente i racconti degli altri trekkers che abbiamo incontrato e che hanno fatto la strada in salita, i loro racconti erano abbastanza preoccupanti, la strada sterrata corre lungo il Kali Gandaki gonfio per la pioggia monsonica, forse sarebbe meglio andare in volo.
Nulla per oggi non ci sono voli, ora dobbiamo decidere se aspettare fino a domani, la scelta non è facile perché non abbiamo nessuna certezza che il volo ci sia ed aspettare è un rischio perché per scendere in jeep, bus ci vogliono due giorni (18 minuti il volo) e se partiamo domani le coincidenze internazionali per il rientro potrebbero essere a rischio.
Trovo Bibi, la guida dei tre italiani, che mi pare molto più affidabile della nostra,  e gli chiedo cosa fanno, loro hanno noleggiato una jeep, gli chiedo se c'è posto per noi, per fortuna c'è e sono contenti di dividere le spese. In pochi secondi decidiamo andiamo con loro via terra.
Alla fine siamo in tredici, noi quattro, i tre italiani, un'altra coppia di italiani, le tre guide e l'autista, stipati, stretti nella jeep si parte.
La coppia di italiani che si è aggregata per ultima merita un commento e una descrizione, borsino Prada, zaino Piquadro .... etc. etc. sono griffati e profumati, ma dove arrivano? "Avete fatto il trekking in Mustang" "Si, siamo andati in elicottero a Lo Mantang .... " in modo più o meno analogo (quant'è? Lo pago) sono stati in Kashmir, Ladakh, Zanskar, Terai, Kathmandu e non so più dove. Non faccio altri commenti perché il blog è pubblico ....... .
Sono fortunato, da dove sono seduto non vedo quasi nulla, la gola in cui scorre il Kali Gandaki è molto stretta ora che si deve fare strada fra il massiccio dell'Annapurna e quello del Daulagiri, la strada scavata con una ruspa strapiomba sul fiume in piena per le piogge, si vedono molte tracce di frane e smottamenti più o meno recenti. Cantiamo e ridiamo per non pensare a dove stiamo andando, qualche ponticino di tronchi di legno mi sembrerebbe traballante anche passandoci sopra a piedi. Ci dicono che dovremo cambiare mezzo di trasporto più di una volta, ci sembra di capire che il problema sia legato ad interruzioni della strada che per brevi (?) tratti non è percorribile in jeep, la cosa non ci sorprende viste le condizioni della strada e del tempo, il problema è che non abbiamo più i portatori che sono rimasti a Jomsom in attesa di nuovi gruppi e dovremo quindi portarci i bagagli da soli.
Siamo fortunati, riusciamo a percorrere un lungo tratto con questa jeep, ci fermiamo a Kalopani (acqua  fredda in contrasto con Tatopani = acqua calda che incontreremo dopo) per il pranzo, la coppia mangia una melina e delle barrette, noi un ottimo Dal Bath :-), ripartiamo, piove, ma per fortuna non con furia monsonica ma una semplice pioggerella. Ci fermano, pensiamo che sia il cambio dovuto ad una interruzione ma capiamo che la strada è divisa in zone di influenza e passando da una all'altra dobbiamo cambiare veicolo, le nostre guide litigano un po', probabilmente tirano fuori anche un po' di soldi ma fortunatamente proseguiamo senza cambiare, piano piano stiamo acquistando fiducia nel nostro autista vermente bravo nel superare i tratti più stretti e difficili. Ora però ci siamo, il ponte stradale non è praticabile, prendiamo i bagagli in spalla e attraversiamo un torrente che si getta nel fiume su un ponticino pedonale, poca strada per fortuna e arriviamo ad un posto di ristoro dove ci piazziamo, bevendo the e mangiando qualcosa, in attesa di una jeep. Ancora una volta i cellulari squillano e le guide ci dicono che la jeep arriverà ... . Molta gente si ferma qui, un gruppo di indiani arrivati prima di noi parte in jeeep, altri si avviano a piedi, noi aspettiamo fiduciosi.
Il tempo passa, alla fine la jeep arriva, si riparte. La strada, se possibile, peggiora, ora affrontiamo una salita fangosa, la jeep fatica, il fiume scorre impetuoso sotto di noi, la jeep non ce la fa a salire, ritorna indietro, siamo impauriti, riparte con le marce ridotte, il posteriore slitta ... fateci scendere .. l'italiana della coppia inizia a gridare, altri si aggiungono al coro ma l'autista tira dritto e supera la salita, un applauso accoglie il risultato !!!
Continuiamo, ora è buio, forse è meglio perché non vediamo, una frana ci impedisce di proseguire, al buio illuminando la strada con le nostre frontali prendiamo i bagagli e superiamo la frana dall'altra parte ci attende un autobus, se, confidando nelle possibilità di una jeep, prima ero abbastanza tranquillo ora non riesco ad immaginare come un vecchio e scalcinato autobus possa percorrere questa strada, ma fanno su e giù fra due interruzioni e quindi evidentemente ..... ce la fanno !!!
Jomsom, Marpha, Larjung, Kalopani, Ghasa, Tatopani ... dobbiamo continuare, abbiamo avuto notizia che domani è stato proclamato uno sciopero generale di tutti i trasporti privati per protesta contro l'ennesimo rialzo della benzina ed è quindi meglio andare più avanti possibile, la strada non migliora molto, forse un pochino, l'autobus riesce a superare tutti gli ostacoli di fango e pietre ... finalmente arriviamo a Beni, nostra meta serale. La coppia di italiani decide di proseguire per essere certa di prendere il volo internazionale, noi ci fermiamo qui, le guide ci hanno detto che domani potremmo proseguire con un autobus mettendo un cartello TOURIST BUS.

Ci sistemiamo in albergo, c'è anche una bagnetto in camera che ci permette una doccia, ceniamo e ritorno nella stanza che condivido con André, non ha finestre esterne ma non mi riesce cambiare stanza e quindi ci accontentiamo.

La mattina scopriamo che non è così facile partire, non c'è molto da fare aspettiamo attenti alle notizie sullo sciopero, finisce ... no continua ... fanno partire i turisti ... no non parte nessuno, pare che con il buio potremmo partire ma come ? Un taxi, un autobus, mi sembra di capire che lungo la strada ci siano i picchetti degli scioperanti che potrebbero diventare nervosi se qualcuno cerca di passare. Verso le sei arriva una guida che chiama alla partenza dei ragazzi che bivaccavano nel ristorante con noi, lo fermo chiedo se c'è posto per noi quattro più la guida, mi chiede subito i soldi, gli dico che sono d'accordo sulla cifra ma che glieli daremo sull'autobus ... ferma i ragazzi e ci porta all'autobus, grande, 50 posti, che in poco tempo si riempie, arrivano anche le nostre guide e si parte. Ci attende ancora un'ora, un'ora e mezzo di viaggio lungo il fiume con il fiato sospeso e poi alla fine la strada normale.
Se possibile il viaggio con questo autobus, decisamente troppo largo, è ancora peggio del viaggio di ieri, sono al finestrino, sulla destra e quando scendiamo lungo la rive gauche guardo direttamente nel fiume poiché le ruote dell'autobus girano lungo il bordo della strada, cerco di dormire per non guardare ma non mi riesce, non c'è molta conversazione, il mio vicino nepalese se la dorme alla grossa cercando di appoggiarsi a me, lo respingo con un gomito nelle costole ... .
Ci fermano, i picchetti ci sono, ma questa operazione di salvataggio dei turisti riesce ad avere via libera dopo un po' di trattative, e infine siamo sulla strada asfaltata, riprendiamo a respirare normalmente, ci rilassiamo. Non molto prima di arrivare a Pokhara l'ultimo stop, la trattativa è più lunga, ci fanno scendere, i negozi riaprono per vendere ai turisti pane, patatine e bibite; forse è proprio per questo che ci fanno aspettare, teniamo le dita incrociate e ripartiamo. In albergo a Pokhara, doccia calda.
Siamo arrivati !!!!!!!!!!!!!!!!!!
E' stata dura sentiamo tutta la tensione di questi due giorni addosso, neanche la doccia calda e il letto riescono a farcela sciogliere del tutto, è stata un avventura come ci avevano raccontati i gruppi che l'avevano fatta in salita e che abbiamo incontrato sulla strada.

La mattina dopo di nuovo all'aeroporto ad aspettare ... piove, i voli per Kathmandu non partono anche se i due aeroporti sono meglio attrezzati e la situazione ambientale è decisamente migliore, la prospettiva di altre sei ore in macchina non ci esalta, dopo qualche ora, smette di piovere, si rasserena, arriva un aereo ma non è il nostro, ne arriva un altro, neanche questo e finalmente il nostro, voliamo a Kathmandu.

Un po' di burocrazia con la nostra agenzia e poi ci portano al Gompa dove dormiremo questa notte, purtroppo i monaci sono in ritiro e quindi non ci possiamo godere il monastero, molte zone sono vietate anche quelle che solitamente gli uomini possono visitare. Il Gompa è vicino a Boudnath dove passiamo il pomeriggo, girellando, facendo gli ultimi acquisti, ammirando lo stupa. ceniamo in un ottimo ristorantino e ci congediamo da questo paese così diverso e così contradditorio ma che conserva ancora alcuni splendidi tesori.

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