Kagbeni: la porta del Mustang

6 Agosto 2011.
Ieri abbiamo trascorso il pomeriggio a Kagbeni, il paese, vecchio centro fortificato sulla Via del sale, è molto bello, due statue rituali, maschio-femmina, sono di guardia ai due ingressi principali del paese.  Si tratta di due Kheni (mangiatori di spiriti), immagini legate all'antica religione Bon, che proteggono Kagbeni, e sono dipinte in rosso, bianco e grigio, i colori della setta Buddista Sakya-pa (Berretti Rossi) da non confondere con quella dei Gelug-pa (Berretti Gialli) più famosa perché è quella del Dalai Lama. La figura femminile  protegge l'ingresso a sud quella maschile quello a nord


(femmina)


(maschio)

Andiamo a visitare il gompa, è in corso la puja (preghiera), al pian terreno i monaci, frai quali alcuni bambini, pregano, al primo piano ci sono invece le monache, l'atmosfera e molto bella.



Andiamo sul tetto, è qui che quattro anni fa, guardano verso nord, ho deciso che volevo visitare l'Alto Mustang. Scendendo da una scaletta veniamo fermati da un vecchio monaco che ci parla, è difficile capire cosa dica, ma sorridenti facciamo cenni di assenso ma capiamo che questo non solo è un monastero ma una scuola importante per questa setta buddista e questo spiega la compresenza delle monache che sono qui per un periodo di studio. Quello dei Sakya-pa forse il ramo più antico del buddismo tibetano ancora molto legato alla precedente religione animista Bon. Usciamo e mentre siamo fuori le monache escono anche loro portando con sé libri di preghiere, le persone che sono fuori, chinano il capo e vengono "benedette" dalle monache con un leggero tocco sul capo coi libri, noi facciamo lo stesso.

Vorrie citare un film del 2008, Kagbeni ambientato in questi luoghi



La mattina dopo partiamo, finalmente ci inoltriamo nell'Alto Mustang, risaliamo ancora il fiume, fermandoci a mangiare a Chusang dove ritorneremo alla fine del viaggio e poi, con qualche difficoltà, attraversiamo il Nari  Khola e proseguiamo fino a dove un ponte in metallo ci permette di attraversare il Kali Gandaki sotto una leggera pioggerellina per salire fino a Chele, dove pernottiamo. Le sistemazioni diventano più spartane ma ancora confortevoli. Abbiamo incontrato dei gruppi che riscendono per la stessa strada perché, ci dicono, che sulla "rive gauche" ci sono dei guadi difficili ma noi vorremmo provare. Inizia la trattativa con la guida.

Il Kali Gandaki che stiamo seguendo

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